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Eccoci al terzo appuntamento della nostra guida alla scelta delle VPS. Come avrete letto nei numeri precedenti vi abbiamo specificato come scegliere Ram, CPU e disco di un server virtuale su cui far girare i vostri applicativi. Oggi entriamo più nel dettaglio per valutare concretamente le prestazioni.

Prima di iniziare a lanciare benchmark sulle VPS che gestite vi ricordo che per avere un valore significativo il test deve essere ripetibile anche in orari e situazioni differenti. Se avete acquistato una VPS o ne avete richiesta una in prova a un fornitore e avete rilevato ottime prestazioni, non pensiate che sia sufficiente a dare una valutazione definitiva di quel fornitore o di quella VPS.

Location e obsolescenza: il cloud invecchia

Tenete in considerazione anche la posizione effettiva della VPS: se avete fatto un benchmark sul datacenter di Amsterdam non è detto che quello di Roma dello stesso fornitore dia gli stessi risultati. Magari le macchine che vengono usate per far provare il servizio sono differenti da quelle di produzione.

Inoltre c'è un problema specifico che riguarda la progressiva obsolescenza delle infrastrutture. Se ad esempio voi avete acquistato una VPS nel 2013 dal vostro fornitore preferito potreste essere in una delle due seguenti situazioni: o la VPS è stata migrata nel corso di questi 2 anni su una nuova infrastruttura, oppure probabilmente soffrirà di tutti i problemi di una infrastruttura ormai obsoleta e completamente satura. I cloud provider infatti tendono a riempire una dopo l’altra le infrastrutture che vanno a creare: se voi siete così fortunati da arrivare per primi su una nuova infrastruttura ancora “vuota”, avrete ovviamente buoni risultati, soprattutto se tale provider è meno sofisticato e non implementa tecnologie specifiche per la limitazione delle prestazioni di ogni VPS.

amazonxAnche su Amazon le VPS invecchiano...Man mano che le risorse di quella infrastruttura vengono saturate le prestazioni della VPS si ridurranno però di conseguenza: se il cloud provider garantisce le prestazioni questo limite non andrà ad impattare significativamente la VPS, se al contrario il provider fa overselling probabilmente quando l’infrastruttura sarà quasi piena la situazione sarà significativamente peggiore. A questo problema si aggiungerà l’obsolescenza: inevitabilmente al passare di 3, 4 o 5 anni ad esempio le infrastrutture più vecchie andranno cambiate per passare a una infrastruttura più veloce e potente. Acquistando una nuova VPS ad esempio si finirà probabilmente in una infrastruttura nuova e scarica, mentre tenendo quella più vecchia si resterà su hardware obsoleto e sovraccarico. In questo senso le soluzioni che permettono una facile migrazione da datacenter differenti o una memorizzazione del disco virtuale come immagine e una creazione di una nuova istanza di VM a partire da tale immagine sono certamente da prediligere. Starà a voi capire – prima dell’acquisto – come muoversi in tal senso.

I benchmark

Per valutare le prestazioni del disco vi invito a leggere questo articolo. In generale naturalmente sono da prediligere i software di benchmark specifici e non i test più semplici basati ad esempio su dd da Linux. Alcuni dati infatti possono ingannare a causa di cache fatte dal sistema operativo o dai dispositivi di storage. In ogni caso qualsiasi test andiate a fare dovrà perlomeno essere provato ad orari e in giorni differenti poiché è strettamente legato al carico complessivo dell’intera infrastruttura del cloud provider. Se fate lo stesso test su una infrastruttura entro le mura sapete esattamente cosa ci sta girando e cosa potrebbe inficiare i vostri test. Su una infrastruttura multitenant non avete invece idea di quale sia la situazione. Se state implementando un negozio online ad esempio potrebbe essere molto negativo se in alcune ore del giorno le prestazioni sono impattate significativamente: potreste perdere addirittura alcune vendite. Usate dunque il Cron di Linux o le attività pianificate in Windows per lanciare i benchmark un po’ a tutte le ore del giorno, anche in giorni differenti, e vedere come si comporta la VPS.

Un altro parametro importante che riguarda le prestazioni è naturalmente quello della connettività. Non tutti sanno che il famoso Speedtest.net che viene usato per valutare la qualità della connessione da un browser può essere usato facilmente anche da linea di comando: le istruzioni si trovano a questo link (https://github.com/sivel/speedtest-cli) e in ogni caso potete scaricare ed eseguire lo script necessario con questi comandi:

wget -O speedtest-cli https://raw.githubusercontent.com/sivel/speedtest-cli/master/speedtest_cli.py

chmod +x speedtest-cli

./speedtest-cli

Si può così valutare l’effettiva velocità di connessione della VPS ed avere un riferimento valido al di là delle dichiarazioni del provider.

vps1 rdm

Ci sono anche alcuni interessanti test onnicomprensivi che si possono lanciare sulle VPS per avere un insieme di dati in un unico pannello. Il più celebre in tal senso è certamente Serverbear.com. Questo sito Web raccoglie i test di tutti gli utenti e permette di confrontarli in una serie di comode tabelle. Naturalmente i dati vanno presi con le dovute cautele: sono forniti da terzi e potrebbero non essere sempre accurati. Serverbear.com integra svariati test della CPU, delle prestazioni disco (tra cui l’eccellente FIO) e della connettività di rete con una serie di server posizionati in tutto il mondo. L’esecuzione è semplicissima e per chi volesse si possono tenere nascosti i dati dei test usando l’apposita opzione fornita nel pannello. I test possono richiedere anche qualche ora, a seconda della velocità della VPS e della connettività: al termine vengono inviati comodamente via email.
vps3 rdmUn altro test importante è l’affidabilità complessiva dell’infrastruttura e del servizio in generale. Usando un sistema come Uptime Robot (www.uptimerobot.com) potete tenere d’occhio gratuitamente fino a 50 servizi differenti con un ritardo massimo tra le richieste di 5 minuti. Basta che la VPS ospiti ad esempio un qualsiasi servizio Web per ricevere una email ogni volta che non risponde. Un altro indice dell’affidabilità è CloudSquare di CloudHarmony (https://cloudharmony.com/status) che offre una serie di statistiche sui più grossi provider worldwide, fornendo dati sull’availability e i minuti totali di downtime a livello globale per ogni servizio. Purtroppo non prende naturalmente in considerazione tutti i servizi disponibili, ma è già un ottimo riferimento, almeno per quelli più famosi.

Se fate qualche scoperta interessante grazie ai nostri suggerimenti fateceli sapere usando i nostri social!

Articolo successivo: VPS (quarta parte): troubleshooting di base in Linux

L'autore

Filippo Moriggia

Dopo 10 anni di esperienza nel settore del giornalismo tecnico collaborando con  PC Professionale, Panorama e altre testate del gruppo Mondadori, Filippo Moriggia ha fondato Guru Advisor, il sito italiano di riferimento per professionisti del settore IT, system integrator e managed service provider.
È laureato in Ingegneria delle Telecomunicazioni e svolge attività di libero professionista come consulente presso aziende e studi professionali. Si occupa in particolare di software, virtualizzazione, reti e sicurezza. È certificato VMware VCA for Data Center Virtualization.

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