Breve indagine su costi e differenze tra i datacenter italiani ed europei
Nel momento in cui una azienda italiana valuta la creazione di una infrastruttura per fornire servizi in Italia o in Europa il primo interrogativo che si pone è certamente quello della scelta del datacenter e della sua locazione. Chi fornisce qualsiasi servizio cloud può trarre molti vantaggi dall’avere i propri server in luoghi diversi e distanti da un punto di vista geografico: innanzitutto per avere un sistema di fault tolerance e una soluzione in caso di disaster recovery, ma anche per ridurre le latenze e fornire un servizio il più possibile vicino ai propri clienti.
Quale location è meglio scegliere? È vero che l’Italia è più cara a livello di housing rispetto al resto d’Europa per via dei costi più alti legati all’energia? Quale vantaggi ci sarebbero a spostare una infrastruttura ad Amsterdam o a Londra? E chi si occuperebbe delle operazioni di manutenzione che richiedono la presenza fisica?
Ecco alcuni dati e considerazioni che possono aiutarvi a trovare una risposta a queste domande.
Le componenti che determinano il costo dei servizi di housing offerti dai datacenter sono tantissime, però possiamo prenderne in considerazione alcune più importanti:
- I costi legati all’edificio e alla sua posizione (acquisto/affitto)
- Il costo dell’energia elettrica
- Il costo della climatizzazione (legato ovviamente al luogo e al meteo)
- Il costo della connettività e della banda
- Il costo del personale
- I servizi aggiuntivi integrati nelle stesse offerte
- Una componente dovuta fondamentalmente al mercato a cui si rivolge (ad esempio ci sono luoghi che hanno maggior valore a livello di mercato rispetto ad altri).
Basta leggere questo elenco per capire che il costo complessivo di un servizio di housing non è certamente legato direttamente a quello dell’energia. Di fatto l’energia potrebbe costare meno in un dato paese o continente, però al lato pratico la sommatoria degli altri costi va ad equilibrare l’equazione, pareggiando i costi che si sostengono in paesi e territori differenti.
Nell’articolo indicato qua sotto ad esempio si fa riferimento a 2 tipologie di configurazione per un servizio di Colocation per 1 armadio rack. Riassumendo si vede che ad esempio tra America e Europa data una specifica configurazione, la più semplice, la differenza di costo è poca, $1800 in Europa contro i $1700 in America, cioè in America costa il 5-6% in meno. Se però la configurazione cambia a livello di interconnessioni, l’Europa diventa ampiamente più conveniente:
https://www.telegeography.com/products/commsupdate/articles/2014/07/15/colocation-cross-connect-prices-vary-greatly-between-us-europe/
Per capire meglio qual è la situazione abbiamo intervistato Luca Beltramino, managing director della sede italiana di Telecity Group, una delle società che gestiscono datacenter più importanti in Europa. Vantano datacenter in moltissime città europee, tra cui Londra (7 datacenter), Milano (3), Parigi (3), Dublino (4), Amsterdam (5) e Stoccolma (3). Dall’interno del gruppo si possono dunque valutare chiaramente le differenze di costi tra Italia ed Europa. Per Telecity Group in Italia il costo dell’energia è al secondo posto, dopo quello del personale, ed è pari a circa il 35%. Spostandosi in Svezia ad esempio questo costo – grazie anche al clima favorevole che richiede un uso ridotto della climatizzazione – si guadagnano fino a 15/20 punti in meno sul margine operativo lordo (EBITDA, Earning Before Interest, Taxes, Depreciation and Amortization).
Come ci ha spiegato Beltramino in Italia non è tanto il costo a Kwatt a far spostare l’ago della bilancia: una azienda come Telecity Group grazie ad accordi a livello nazionale sul mercato libero dell’energia riesce a spuntare infatti prezzi interessanti. Il problema, come per il costo del personale, è la tassazione, ben più elevata rispetto all’Europa. Anche la legge del 2012 sugli energivori – che prevede alcuni sgravi sulle aziende che utilizzano moltissima energia – non ha interessato i datacenter, che rimangono appesantiti significativamente soprattutto nel confronto con l’Europa.
“Nonostante siamo neutrali rispetto agli operatori di telecomunicazione la connettività non è un costo particolarmente alto rispetto a energia e personale” ci ha spiegato Beltramino. Anche in questo caso i vantaggi per un gruppo come Telecity è l’acquisto “all’ingrosso” da parte di tutto il gruppo, con 400 carrier europei di cui 25 solo a Milano. Sempre secondo Luca Beltramino un componente da non sottovalutare è invece il mercato stesso: ci sono città in cui i costi sono anche storicamente alti. Un rack premium a Londra ad esempio costerà necessariamente di più rispetto a Milano, mentre la Francia e la Germania hanno prezzi molto simili. Altre città come Amsterdam vantano moltissimi clienti anche extra-europei non tanto perché i costi siano molto diversi da Milano, quanto perché tutta la burocrazia e l’economia dell’Olanda è strutturata per facilitare le società che vogliono fare business lì, anche a livello di lingua, di cuneo fiscale, persino per la gestione dello sdoganamento delle merci.
Andrea Moine, Offering Manager di IT Net, ci ha parlato invece di un costo complessivo dell’energia elettrica che fa parte di circa l’80/90% dei costi vivi. Il costo elettrico è certamente alto rispetto al resto d’Europa, anche se non è appunto l’unica determinante nei prezzi di colocation.
Partecipando direttamente alle ultime tre edizioni del World Hosting Day Global (che si tiene in Germania presso Europa-Park Rust) abbiamo raccolto ogni anno informazioni sui costi e anche questi dati hanno confermato ad esempio che ad prendere un rack in Italia o in Germania non ha una differenza rilevante in termini economici.
Per chi volesse valutare il posizionamento dei propri server in europa segnaliamo questo sito che ha una utilissima mappa di tutti i datacenter europei:
http://www.datacentermap.com/western-europe/
La concentrazione dei data center in Europa e nelle principali città europee può essere studiata tramite i grafici seguenti:
Come si può vedere la maggior concentrazione è nelle città più importanti dei singoli paesi. Nelle capitali o città più importanti di solito c’è il vantaggio di avere connettività meglio strutturata e disponibile ad un costo più competitivo, però allo stesso tempo gli spazi fisici intesi come terreni e fabbricati in cui vengono realizzati i data center, hanno un costo superiore a metro quadro e la limitazione degli spazi. I data center dunque hanno meno possibilità di svilupparsi in dimensione e ciò implica che oltre un certo livello non si potranno sfruttare alcune economie di scala.
Un altro elemento da valutare per chi pensa di “andare” in Europa con i suoi server è la gestione remota delle macchine. È evidente che – anche ai tempi dei voli low cost - è impensabile un intervento periodico da parte di un tecnico italiano che va e rientra in giornata da Amsterdam o Londra. Telecity Group offre ad esempio due alternative possibili: l’uso di server acquistati e gestiti direttamente da loro, con un costo dell’hardware che viene spalmato su tutta la durata del contratto, oppure l’intervento dei tecnici di Telecity sulle macchine dei clienti. Beltramino ci ha spiegato che statisticamente per le società italiane che si rivolgono a loro questo ultimo approccio viene valutato solo nel 5% dei casi.
In conclusione è bene ripensare al discorso datacenter italiani ed europei senza pregiudizi: è importante valutare bene l’impatto dello spostamento o del posizionamento in base alla legge italiana e alle richieste dei clienti. Anche se si sta valutando un secondo datacenter puramente per offrire un servizio ridondato è bene calcolare tutti i costi con attenzione e tutte le possibili soluzioni, prima di affidarsi ai luoghi comuni, come a quello per cui “l’Europa costa meno”. Il risultato finale in ogni caso non dipenderà solo dal datacenter, ma anche dai servizi e dal supporto che si riesce ad offrire ai clienti.