VMware vSphere, la piattaforma di virtualizzazione dei server leader del settore, è giunta alla versione 6.0, rilasciata a febbraio 2015. In questo articolo proveremo a fornire una panoramica delle principali novità, con delle considerazioni basate sull’esperienza d’uso e un’analisi delle problematiche che si potrebbero avere con l’upgrade delle versioni precedenti.
UPDATE: vSphere 6.0 U1 ecco le novità
I nuovi numeri
Le migliorie principali sono naturalmente di tipo computazionale, così come ci si aspetta dal passaggio ad una nuova versione. I nuovi numeri indicano che una singola istanza di VMware vCenter Server supporta sino a 1.000 host ESXi, sino a 15.000 VM registrate e sino a 10.000 VM accese contemporaneamente. Ogni singolo host supporta sino a 1024 VM, può gestire un massimo di 480 CPU (da cui si possono sfruttare sino a 4096 CPU virtuali), e 6Tb di memoria RAM, che diventano 12Tb con hardware certificato. Anche i numeri di un cluster di host ricalcano questi aumenti: è possibile avere 64 host e 8.000 VM per cluster.
Come ogni nuova release di vSphere, anche questa introduce un livello più alto di hardware virtuale, giunto alla versione 11, grazie al quale ogni VM potrà gestire sino a 128 CPU virtuali e sino a 4TB di memoria.
Modifiche architetturali
Nelle prime versioni di vSphere, il lato applicativo (Management, Operations, ecc.) era accorpato con i servizi dedicati a sicurezza e autenticazione. VMware vSphere 6.0 prevede invece una netta separazione di quei ruoli, con due nuove componenti principali a livello di architettura:
- il vCenter Management Server, che consolida i servizi di Inventory Service e Web Client (insieme ai tradizionali moduli di gestione);
- il Platform Services Controller (PSC), che consolida i servizi di Single Sign-On (SSO), Certificate Authority (VMCA) e Licensing, dedicato alla sicurezza dell’infrastruttura.
Il PSC è un elemento così importante da condizionare il funzionamento dell’intera infrastruttura, in base alle scelte di implementazione fatte durante l’installazione del vCenter (sia nella versione Windows, sia in quella Appliance). Vengono proposte due diverse modalità di implementazione del PSC, e la scelta è di tipo irreversibile:
- vCenter Server con Platform Services Controller integrato (Embedded).
- vCenter Server con Platform Services Controller esterno (External). In questo caso si procede prima con l’installazione del PSC, poi si installa il vCenter Server su un’altra macchina, connettendolo quindi al PSC. È possibile connettere più istanze vCenter Server ad uno stesso PSC.
Selezione della modalità di implementazione del PSC
Le richieste successive riguardano l’implementazione del dominio Single Sign-On (SSO). La versione 6.0 di SSO eredita la funzionalità multi-master introdotta con la versione 5.5. Tale meccanismo consente la replica automatica tra diversi siti SSO ed elimina la necessità di avere un database per la gestione delle informazioni. L’architettura multi-master è già di per se un modello di memorizzazione delle informazioni, pertanto un database esterno sarebbe di troppo.
Esistono due opzioni per distribuire SSO 6.0:
- Si crea un nuovo dominio SSO nella stessa macchina del vCenter Server.
- Si esegue il collegamento a un dominio SSO esistente (creato su un’altra macchina tramite installazione del PSC).
Collegarsi ad un dominio SSO esistente significa abilitare la nuova funzionalità Enhanced Linked Mode, miglioramento della precedente Linked Mode. Questa tecnologia permette di replicare (automaticamente) i dati dell’infrastruttura, intesi come ruoli, permessi, licenze, policy, ecc., verso tutti i vCenter Server collegati e consente di effettuare il login ad una sola istanza, con il vantaggio di poter gestire l’inventario di tutte le istanze.
Nella versioni precedenti di vSphere, dovendo implementare una soluzione SSO multisito Linked Mode, era necessaria la versione vCenter Server per Windows. Con vSphere 6.0, il nuovo PSC ed il meccanismo di SSO hanno le stesse funzionalità su entrambe le distribuzioni vCenter Windows e Appliance. Inoltre, i diversi PSC su Windows e Linux possono inter operare tra loro.
Nuove funzionalità
vCenter Server Appliance (VCSA)
VCSA è uno degli elementi più rivisti in questa versione 6.0. La sua scalabilità è ora allineata con il vCenter Server per Windows, permettendo finalmente di poter scegliere questa distribuzione anche di fronte a grandi installazioni: è possibile gestire sino a 1.000 host ESXi e sino a 10.000 VM. Questi numeri sono raggiungibili sia utilizzando il database PostgreSQL integrato, sia con database Oracle esterno. C’è da dire inoltre che il vCenter Server installato su Windows con database PostgreSQL integrato supporta solamente un massimo di 20 host e 200 macchine virtuali, risultando inferiore all’Appliance da questo punto di vista.
Anche il metodo di installazione è cambiato, in virtù delle possibili modalità di implementazione del PSC e di SSO già descritte. L’installer è fornito sotto forma di immagine ISO, da montare come CD/DVD all’interno di una macchina virtuale Windows, che tuttavia costituirà solo un punto di appoggio. Il file che esegue l’installer (vcsa-setup.html) si trova nel percorso iniziale dell’immagine ISO. Per procedere con l’installazione è necessaria la presenza del Client Integration Plug-In.
Schermata iniziale del setup di vCenter Server Appliance
Il setup richiede l’accettazione delle condizioni di licenza, i parametri di connessione all’host ESXi che ospiterà l’Appliance e i parametri principali di quest’ultima. Si dovrà poi scegliere fra le diverse modalità di implementazione del PSC e di SSO.
vSphere Web Client
Rispetto alle versioni precedenti, vSphere Web Client 6.0 è stato reso 13 volte più veloce. Il numero è indicato da VMware nei suoi documenti promozionali, ma può essere confermato da chiunque abbia già utilizzato la nuova interfaccia. È stata migliorata la navigazione nelle varie sezioni, grazie all’introduzione di un nuovo menù con apertura in primo piano (simbolo Home a destra della dicitura vSphere Web Client). Il nuovo menu lascia comunque in vista il Navigator (per intenderci, il menù primario con le voci Hosts & Clusters, VM and Templates, Storage and networking). La barra dei Task è stata posizionata nella parte bassa, permettendo una visualizzazione simile al classico vSphere Client, ed è ora possibile personalizzare l’interfaccia utente tramite drag and drop delle aree principali.
Schermata iniziale di vSphere Web Client con il nuovo menu in vista