Abbiamo provato per voi la Technical Preview 3 di Windows Server 2016, il cui rilascio è previsto all’inizio del prossimo anno. Vediamo quali sono le principali novità.

Il successore di Windows Server 2012 R2, come ormai noto agli addetti ai lavori, è arrivato alla fase finale dello sviluppo: la terza anteprima dedicata a sviluppatori e tecnici è stata rilasciata verso la fine dello scorso mese di agosto. 
Prima di analizzare alcune delle funzioni più avanzate, parliamo delle novità introdotte a livello grafico: come già successo con i precedenti rilasci (2012/2012 R2 e 8/8.1), il sistema server presenta una interfaccia grafica (GUI, Graphical User Interface) che si può considerare condivisa in tutto e per tutto con l’edizione desktop. Il riferimento in questo caso è ovviamente al neonato Windows 10, dunque non è presente l’interfaccia Modern con le Tiles a pieno schermo né la Charms Bar sulla destra. Torna il classico menu Start, seppur rivisto nel design. Novità che sicuramente saranno apprezzate da molti sistemisti, soprattutto per l’uso in controllo remoto.

 

Torna la Desktop Experience

Da alcune edizioni l’interfaccia grafica di Windows Server in generale è diventata un optional: Microsoft, decisa ad abbracciare la filosofia dell’ottimizzazione delle risorse, aveva persino rimosso la modalità di installazione con GUI dalla precedente TP2 (Technical Preview 2). La TP3 segnala un passo indietro in questo senso, reintroducendo l’opzione Desktop Experience. La principale differenza apportata da Microsoft è l’impossibilità di migrare da una versione (Desktop Experience/Server Core) all’altra, una volta terminata l’installazione.


Il Server è Nano

ws2016 install cutWindows Server 2016 introduce anche una nuova modalità chiamata Nano Server: si tratta di una versione super essenziale del sistema, con un limitato utilizzo di risorse, ottimizzata per gli ambienti cloud e remotely managed (con chiaro riferimento alla stessa piattaforma Microsoft Azure), ma utile anche in VM e host fisici. Secondo Microsoft già con questa release Nano permette di creare dischi (VHD) fino al 93% più piccoli, richiede fino al 92% in meno di patch legate agli aggiornamenti di sicurezza e di conseguenza necessita fino all’80% di riavvii in meno. Unica contropartita sono naturalmente alcuni limiti a livello di funzionalità e componenti che possono essere installati.


I Container secondo Microsoft

La novità più importante della TP3 è certamente l’introduzione dei Container, uno strumento interessante e utile che rappresenta una delle mode più recenti per l’industria IT. Un Container è un ambiente software isolato, portabile e concettualmente simile a una macchina virtuale. La differenza fondamentale è che i Container possono condividere kernel, librerie, moduli e servizi con il sistema operativo ospitante. In pratica si tratta di istanze che implementano solo le differenze necessarie rispetto al sistema host. Questo permette una modularità potenzialmente molto elevata, unita a una forte ottimizzazione delle risorse.

Il tasto Start
Torna un tasto Start più classico, dopo le esperienze con 2012 e 2012 R2
Il menu di spegnimento
Anche il menu di spegnimento è stato riposizionato
Windows 10
Evidenti le somiglianze con il sistema Desktop
Il Multidesktop
Interessante novità introdotta è la possibilità di usare più desktop virtuali contemporaneamente
Server Dashboard
La ormai ben nota Dashboard è rimasta uguale alle precedenti versioni del sistema operativo
Il nuovo Explorer
Una delle modifiche più visibili durante l'utilizzo della nuova interfaccia è il set di icone ridisegnato
Host Guardian
Attivabile tra le Features, Host Guardian è disponibile come spiegato nell'articolo
Containers

Microsoft si è buttata nella mischia implementando la tecnologia dei Container nativamente all’interno del nuovo sistema operativo e avviando una specifica partnership con Docker. Questa interoperabilità può creare un po’ di confusione a chi si avvicina per la prima volta a questo ecosistema: è bene specificare che i container Docker sono ben distinti dai container di Windows Server, che sono infatti basati su Server Core. Ad esempio a livello di management, le soluzioni Docker non possono essere gestite usando le librerie Powershell.

Sono due le implementazioni messe a disposizione per i Container e si differenziano per il livello di risorse condivise. Nel primo caso abbiamo i Windows Server Container, in cui le VM condividono file e memoria con il sistema host. La seconda opzione prevede gli Hyper-V Container: le VM hanno kernel e spazi di memoria dedicati. Tuttavia la TP3 non prevede ancora l’implementazione di queste ultime.

Microsoft ha rilasciato una serie di tutorial (accessibili a questo link) di tipo walkthroughs, utilizzabili per testare semplici configurazioni di questa nuova Feature. Nonostante gli ambienti portati in esempio vadano da Windows Azure a macchine virtuali (VM, Virtual Machine) Hyper-v e Server Core, l’implementazione e l’utilizzo dei Container prevede vasto uso della linea di comando. Nel caso specifico di Azure, la creazione dei container è realizzabile più comodamente tramite interfaccia grafica.

newazure1x


Anche Hyper-V si rinnova

Altri aggiornamenti e novità sono stati introdotti in Hyper-V, dove si è lavorato per consentire piena interoperabilità in cluster dove verranno inseriti nuovi nodi Windows Server 2016 insieme a 2012 R2. In questa situazione sarà possibile, ad esempio, effettuare l’upgrade dei sistemi operativi senza interrompere il funzionamento di Hyper-V e riducendo i tempi di downtime dovuti alla migrazione. Allo stesso modo, nei cluster misti si potrà mantenere il livello di funzionalità a 2012 R2 finché tutti i nodi non verranno aggiornati all’ultima release. Sono state introdotte anche opzioni specifiche di resilienza sulle singole macchine virtuali, per meglio rispondere a situazioni di failover. Sempre in quest’ottica, quantità di memoria e schede di rete virtuali potranno essere modificati a macchina accesa. Con Server 2016 le VM raggiungono la versione 6 e, nel caso di cluster misti (2012 R2/2016), bisogna prestare attenzione a questo aspetto perché solo le macchine virtuali in versione 5 funzionano su entrambi i sistemi. Microsoft ha curato questo aspetto facendo in modo chewindows2012 vs vSphere5, durante la migrazione su un host 2016, i file di configurazione non vengano automaticamente aggiornati, mantenendo così la retrocompatibilità.

Novità ulteriore introdotta per Hyper-V è la nested virtualization, già disponibile da lungo tempo nel concorrente VMware vSphere. Da questa versione sarà possibile utilizzare Hyper-V virtualizzato a sua volta e persino creare Failover Cluster senza dipendere da Active Directory.


High availability anche per lo storag

Anche la gestione dello storage ha subito alcuni aggiornamenti: la possibilità di assegnare policy di tipo Quality of Service (QoS) su virtual disk o virtual machines consente al file server di correggere automaticamente le performance dello Storage in base alle politiche applicate. Per aumentare la sicurezza dei dati è stato introdotto il nuovo sistema Storage Space Direct (evoluzione della precedente soluzione Storage Space presente in Server 2012 R2) che realizza un sistema High Availability (HA) anche su storage locale all’host o al cluster. Storage Replica (SR) invece, permette la sincronizzazione dei dati tra server o interi cluster per gestire il disaster recovery.

Miglioramenti sono stati apportati anche alle soluzioni di Management. Ad esempio la nuova PowerShell Direct permette di utilizzare cmdlet direttamente sul sistema operativo guest senza necessità di alcun tipo di configurazione. È stato da poco rilasciato per Windows 10 anche il tool di management Remote Server Administrator Tool (RSAT)  compatibile con Server 2016. Lato Networking, è stato introdotto un nuovo controllore di rete scalabile, un load balancer L4 e un gateway per la connettività ibrida.


Le altre novità

La sicurezza è un aspetto estremamente importante per una piattaforma di tipo server, in questa nuova release Microsoft ha introdotto, attivo di default seppur senza GUI, un antimalware specifico (Windows Server Antimalware). Questo componente protegge in modo attivo il sistema dalle minacce conosciute e prevede aggiornamenti costanti tramite Windows Update. Interessante novità è il Ruolo Host Guardian Service, che permette di schermare le VMs e proteggere i dati da accessi non autorizzati (anche da parte dell’amministratore Hyper-v).
Infine ci sono novità anche sul fronte Remote Desktop Services: sono supportate le VMs di seconda generazione, i dispositivi di input di tipo penna (ad esempio il pennino su Surface Pro 3) e l’innovativo browser Microsoft Edge.

Per valutare le novità di questa Technical Preview 3 abbiamo installato il sistema su un server DL380 di HP con 16 Gbyte di Ram, oltre che in una macchina virtuale vSphere 5.5 (configurata come 2012 R2), senza incontrare particolari problemi. Riguardo i requisiti di sistema, attualmente Microsoft rimanda alla scheda tecnica di Windows Server 2012 R2, che richiedeva solo 32 GB di disco, 512 MB di RAM e un processore single core a 1.4 GHz o superiore.

 

L'autore

Lorenzo Bedin

Laureato in Ingegneria delle Telecomunicazioni, svolge l'attività di libero professionista come consulente IT, dopo un periodo di formazione e esperienza in azienda nel ruolo di sistemista Windows e Linux. Si occupa di soluzioni hardware, siti web e virtualizzazione.

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