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Lorenzo Bedin

Laureato in Ingegneria delle Telecomunicazioni, svolge l'attività di libero professionista come consulente IT, dopo un periodo di formazione e esperienza in azienda nel ruolo di sistemista Windows e Linux. Si occupa di soluzioni hardware, siti web e virtualizzazione.

Il termine MSP è l’acronimo di Managed Service Provider e descrive una modalità di lavoro tipica ormai di molte aziende che si occupano di informatica. In generale, il concetto di Managed Service, indica un approccio di outsourcing nei confronti di determinate attività di gestione e manutenzione, al fine di ottimizzare l’utilizzo di risorse e abbassare i costi da parte del committente. In questo contesto, il Provider è rappresentato dalla società o azienda che fornisce il servizio.

Punti Chiave MSP

Possiamo definire tre punti generali che caratterizzano un Managed Service Provider (da ora solo MSP):

-Help desk telefonico/remoto illimitato
-Gestione proattiva della infrastruttura: backup, sicurezza, aggiornamenti ecc.
-Disponibilità a fare da tramite competente nell’interfacciarsi con fornitori e eventuali soggetti terzi.

CROP MSP RDM

Vantaggi e tariffazione

Fondamentalmente un contratto MSP è un servizio “tutto compreso”, con vantaggi reciproci per Provider e Committente. In questo modo il committente può mettere a budget un costo fisso per la gestione dell’infrastruttura IT, senza doversi preoccupare di nessun aspetto tecnico o di sorprese nei costi. Inoltre il cliente è cosciente che l’obiettivo del Provider coinciderà con il suo, ovvero, ridurre al minimo i disservizi e aumentare la produttività dell’azienda.

Read more Managed Service Provider: cosa significa, perchè diventarlo

Che l’intenzione di VMware sul lungo termine fosse quella di passare in via definitiva a un client vSphere completamente Web, era chiara da tempo: è di qualche giorno fa l’annuncio comparso sul blog ufficiale, in cui vengono spiegate le motivazioni di questa scelta e le novità del nuovo prodotto (download qui)

La prima dichiarazione riguarda la disponibilità del noto client per Windows che, a partire dalla prossima release dell’hypervisor, non sarà più utilizzabile (rimane naturalmente funzionante e supportato per le versioni precedenti fino alla 5.5 e 6.0), mentre l’altro aspetto riguarda la migrazione completa da Flash ad HTML5 per quel che riguarda il linguaggio di sviluppo dell'interfaccia. 

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Read more VMware annuncia l’addio definitivo al vSphere Client per Windows

Con un colpo di scena degno di un film di spionaggio, gli sviluppatori del temuto ransomware TeslaCrypt hanno deciso di terminare il progetto di diffusione e sviluppo e consegnare al pubblico la chiave universale per decifrare i file.

Nell'articolo apparso sullo scorso numero, vi abbiamo parlato a lungo del fenomeno del ransomware: TeslaCrypt è certamente uno dei virus di questo tipo più temuti e diffusi. Fortunatamente una volta tanto è arrivata una buona notizia: è disponibile una chiave di decifratura universale che può essere usata da chi era stato infetto da questo virus.

Un ricercatore di Eset – la nota software house che sviluppa l’omonimo antivirus – si è rivolto agli sviluppatori di TeslaCrypt tramite la chat di supporto del portale per il pagamento dei riscatti: fingendosi un utente colpito dal ransomware, ha richiesto l’invio di una chiave di decifratura. Con sua grande sorpresa si è visto recapitare la chiave alfanumerica universale. Naturalmente per poter sfruttare questa chiave serve un tool appropriato, ma anche questo problema è stato risolto:lo sviluppatore BloodDolly, che aveva già rilasciato mesi fa il tool TeslaDecoder per lo sblocco dei file colpiti dalle prime release di TeslaCrypt (1.0 e 2.0), ha aggiornato il suo tool, che ora può decifrare anche i file creati dalle versioni 3.0 e 4.0 del temutissimo ransomware (quelli con estensioni .xxx .ttt .micro .mp3 o addirittura senza estensione).

tesla

Read more TeslaCrypt sconfitto: rilasciata la chiave universale per decifrare i file - Ecco come fare

Pritunl è una piattaforma open source per la realizzazione di reti VPN distribuite. Basata sul protocollo OpenVPN consente – in base al modello di licensing scelto – il setup di architetture di reti virtuali più o meno complesse. In sostanza permette di connettere con facilità dispositivi presenti entro o fuori le mura, anche in aziende che hanno due o più sedi, creando una VPN gestita con regole sofisticate e un meccanismo di autenticazione centralizzato. 

Pritunl integra in modo completo diversi servizi di terze parti come l’interconnessione di Amazon AWS VPC (Virtual Private Cloud, si tratta di uno spazio di rete virtuale nel cloud messo a disposizione dell’utente tramite la suite AWS) con automatic failover e l’autenticazione Single Sing On (SSO). Le integrazioni per l’utilizzo dell’SSO comprendono servizi come Google Apps, Slack, OneLogin, Okta, DUO e Radius: ognuno di questi servizi può essere utilizzato per garantire agli utenti l’accesso all’infrastruttura Pritunl con i propri account e senza necessità di utilizzare credenziali dedicate. Nel caso in cui si scelga la licenza Enterprise – che consente l’installazione di un numero illimitato di server Pritunl – si può sfruttare la presenza dell’high availability con failover automatico, consentito dal fatto che non esistono nodi master, ma ognuno ricopre lo stesso livello funzionale. Pritunl integra anche la funzionalità di replica dei server, che permette un elevato livello di scalabilità dei cluster. Nell’ottica della realizzazione distribuita a livello geografico, la scelta di basare la piattaforma sul celebre database MongoDB mette a disposizione un alto livello di affidabilità (in particolare all’aumentare dei nodi e degli utenti) associato alla possibilità di replica.

Read more Pritunl: SDN on-premises di fascia enterprise basata su OpenVPN

HPE (Hewlett Packard Enterprise) è un marchio che non ha bisogno di presentazioni nel mondo del networking. Nella sua linea di switch di fascia high-end si trova lo switch Aruba 5406R zl2, che fa parte della famiglia di switch modulari Aruba 5400R.

A maggio dello scorso anno HP ha completato l’acquisizione di Aruba Networks – fornitore leader di soluzioni di networking e servizi – ed è proprio il marchio della nota società ad apparire sia nel nome dello switch, sia nell’interfaccia Web di gestione. La serie 5400R zl2 si rivolge a contesti dove sia necessario un alto livello di affidabilità, unito a un elevato grado di scalabilità dell’infrastruttura. Noi abbiamo provato il modello J9821A PoE+. È necessario specificare che – essendo soluzioni modulari – il codice base di riferimento dello chassis è J9850A, su cui possono essere installati uno o due moduli di gestione (J9827A, in pratica il controller) e fino a sei moduli switch aggiuntivi (32 porte Gigabit, SFP+ o 10GbE). Viene considerato come modulo autonomo anche il tray estraibile delle ventole di raffreddamento, che riporta l’identificativo J9831A. 

Naturalmente si tratta di un dispositivo predisposto per l’utilizzo in armadi rack, con un ingombro complessivo di 4U, che lo rende piuttosto massiccio e impegnativo da maneggiare. L’esemplare in prova vedeva installati tre moduli switching a 32 porte (J9550A) e un modulo controller.

Read more Uno switch modulare con supporto 10GbE da HP Enterprise: 5406R zl2

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