Per HPE il futuro del cloud è ibrido

Jorge Colotto, VP Communications Service Providers ci parla di HPE e della scelta di adottare soluzioni OpenNFV e standard tecnologici aperti.

Nella nostra visita al Mobile World Congress di Barcellona siamo passati anche dallo stand di Hewlett Packard Enterprise la nuova società nata dalla recente divisione di HP in due parti. Nonostante HPE sia ovviamente una società più piccola della precedente HP, la sua presenza al MWC è massiccia, con ben 3 stand, di cui uno dedicato ai partner NFV (Network Function Virtualization).

Abbiamo intervistato Jorge L. Colotto, VP Communications Service Providers Industry per parlare un po’ delle novità di questo MWC e del suo punto di vista sul mondo IT.

Jorge quali sono i punti di riferimento per la nuova HPE in questo mondo in continua evoluzione verso il mobile? In un mondo che sempre più si rivolge all’IT, come quello delle Telco, ritieni che la sicurezza sia presa sufficientemente in considerazione?

HPE ha identificato 4 pilastri, 4 aree di trasformazione fondamentali. La prima è l’hybrid IT che comprende gran parte delle tecnologie chiave in questa trasformazione, come SDN e NFV. Il secondo pilastro può essere identificato dalla parola protect, proprio per mettere al centro la sicurezza: una sicurezza che va ben oltre un singolo strato di protezione, come quello di un firewall o un antivirus. Servono almeno 6 o 7 layer di protezione e dobbiamo lavorare sempre considerando l’ipotesi che l’attacco possa arrivare anche entro le mura e che uno o più dei livelli di protezione possano già essere compromessi.

Quali sono gli altri due pilastri?

Il terzo è strettamente legato ai temi trattati qui: la mobility, lo smart working, la possibilità di lavorare in mobilità con la massima semplicità. Mentre il quarto è legato alle straordinarie possibilità di elaborazione dei dati, i Big Data e tutte le sfide che sono correlate.

HPE ha naturalmente nei server e nello storage uno dei suoi punti di forza, grazie anche alla sua storica leadership con il marchio HP. Uno degli scenari per il futuro che molti delineano è quello di un mondo sempre più dominato dal cloud, in cui colossi come Amazon (AWS) e Microsoft (Azure) detengono la maggior parte dei datacenter e hanno dunque un potere d’acquisto straordinario nei settori chiave server e storage, ovviamente a danno di marchi come HPE. Cosa ne pensi di queste ipotesi più o meno sensate?

HPE crede fermamente nel cloud, ma per noi la visione non è quella di un unico public cloud. Sicuramente moltissime società continueranno a tenere on premises una parte delle infrastrutture, dunque per noi il futuro è in tutto e per tutto ibrido. Un esempio lampante lo abbiamo davanti qui al MWC: le Telco necessariamente conserveranno sempre il controllo sulla loro infrastruttura poiché questo per loro è strategico.

HPE è una azienda che crede negli standard tecnologici aperti ed è per questo che sostiene ad esempio piattaforme come Openstack e OpenNFV che danno anche ai Communication Service Provider totale libertà di scelta, per un ecosistema aperto e interconnesso.

L'autore

Filippo Moriggia

Dopo 10 anni di esperienza nel settore del giornalismo tecnico collaborando con  PC Professionale, Panorama e altre testate del gruppo Mondadori, Filippo Moriggia ha fondato Guru Advisor, il sito italiano di riferimento per professionisti del settore IT, system integrator e managed service provider.
È laureato in Ingegneria delle Telecomunicazioni e svolge attività di libero professionista come consulente presso aziende e studi professionali. Si occupa in particolare di software, virtualizzazione, reti e sicurezza. È certificato VMware VCA for Data Center Virtualization.

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